Cosa succede al corpo dopo aver interrotto i farmaci dimagranti e come gestire il cambiamento di peso

Cosa succede al corpo dopo aver interrotto i farmaci dimagranti e come gestire il cambiamento di peso

Matteo Casini

Dicembre 8, 2025

Nei centri di cura e nelle cliniche specializzate, sempre più pazienti sperimentano i benefici dei farmaci dimagranti innovativi. Non si tratta più solo di perdere qualche chilo: queste terapie incidono in modo significativo sulla salute metabolica e cardiovascolare. Anche medici e ricercatori sono d’accordo su un punto fondamentale: il calo di peso porta con sé una riduzione dei rischi legati a diabete, ipertensione e malattie cardiache. Un dettaglio che molti sottovalutano è però cosa succede quando si decide di interrompere la terapia. Studi recenti mostrano che gran parte dei miglioramenti ottenuti tende a sparire abbastanza in fretta, riportando in gioco vecchi pericoli per il cuore e il metabolismo.

Cosa accade dopo la sospensione dei farmaci anti-obesità

Una ricerca condotta tra Stati Uniti e Regno Unito ha analizzato in dettaglio gli effetti della sospensione della tirzepatide, uno dei farmaci più all’avanguardia nel trattamento dell’obesità. Questo medicinale agisce su due fronti, combinando l’effetto degli agonisti del recettore GLP-1 con l’ormone GIP, accelerando la perdita di peso e migliorando il funzionamento del metabolismo.

Cosa succede al corpo dopo aver interrotto i farmaci dimagranti e come gestire il cambiamento di peso
Cosa succede al corpo dopo aver interrotto i farmaci dimagranti e come gestire il cambiamento di peso – la-mia-palestra.it

Nel corso del trial, 670 persone con problemi di peso ma senza diabete sono state seguite per 36 settimane con tirzepatide, dieta ed esercizio fisico. Successivamente, metà del gruppo ha continuato la terapia, mentre l’altra metà ha iniziato a prendere un placebo per un anno. I risultati non lasciano dubbi: interrompere il farmaco porta in molti casi a un rapido ritorno di una parte del peso perso. Lo conferma anche il fatto che quasi la metà del gruppo placebo ha mantenuto comunque almeno il 10% di riduzione del peso iniziale. Un fenomeno sottile che sfugge a chi vive in città riguarda proprio la gestione a lungo termine del dimagrimento: molti non riescono a mantenere i risultati senza un supporto costante.

Il ritorno dei chili e il peggioramento dei parametri cardiometabolici

La nuova analisi ha preso in esame nello specifico 308 partecipanti che avevano perso minimo il 10% del loro peso all’inizio della sospensione. Divisi in diversi sottogruppi in base alla quantità di peso ripreso, i ricercatori hanno monitorato fattori come la pressione arteriosa, i trigliceridi, il colesterolo totale e non-HDL, l’insulina a digiuno, l’emoglobina glicata e la circonferenza della vita.

I dati mostrano chiaramente che il peggioramento dei parametri cardiometabolici tende ad aumentare con il peso recuperato. Solo chi ha ripreso meno di un quarto del peso perso lamenta modifiche trascurabili, con un lieve aumento di pressione e glicemia, senza variazioni importanti su colesterolo e trigliceridi. Un punto importante è che mantenere il dimagrimento una volta terminata la terapia non è semplice e necessita di un approccio più ampio e strutturato, che combini alimentazione e stile di vita.

Questa situazione sottolinea il motivo per cui per certi pazienti può essere necessario continuare il trattamento in modo cronico. Tuttavia, non tutti possono o vogliono seguire terapie prolungate a causa del costo e di possibili effetti collaterali. Di conseguenza, le ricerche puntano ora a identificare strategie più efficaci per mantenere il peso perso e garantire la stabilità dei benefici cardiometabolici anche dopo l’interruzione dei farmaci.

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