L’idea diffusa che con il freddo servano pasti più pesanti è una convinzione comune, ma parzialmente sbagliata. Nei mesi freddi, infatti, il nostro corpo sfrutta diversi meccanismi per mantenere la temperatura stabile, e l’alimentazione non è l’unico fattore in gioco. Un dettaglio che spesso sfugge, lo raccontano i tecnici del settore, è che il calore arriva anche dal modo in cui ci proteggiamo dall’esterno: vestiti adeguati, riscaldamenti domestici, ambienti chiusi e isolati riducono la necessità di un aumento significativo delle calorie giornaliere. Ecco perché non è automatico che la soluzione al freddo sia mangiare di più o cibi più ricchi.
Anne-Laure Laratte, dietista esperta, spiega che se vivessimo ancora in t-shirt tutto l’anno in un clima rigido, allora l’organismo avrebbe bisogno di un’alimentazione più sostanziosa per scaldarsi. Ma oggi la realtà è diversa: un abbigliamento adeguato e ambienti riscaldati abbassano di molto l’impatto del freddo sul nostro metabolismo quotidiano. Il rischio, senza accorgersene, sarebbe quello di aumentare il consumo di calorie senza motivo, esponendosi a squilibri o problemi di salute.
Un aspetto interessante riguarda la termogenesi, quel processo naturale con cui il corpo produce calore durante la digestione. Quando mangiamo, il nostro organismo assorbe nutrienti, ma usa anche energia per metabolizzarli: questa combustione interna genera calore che aiuta a mantenere la temperatura corporea. Non si tratta quindi solo di scaldarsi attraverso il cibo, ma di una funzione metabolica che opera sempre, a prescindere dalla temperatura esterna. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno, quando l’attenzione sull’alimentazione aumenta, ma che non giustifica drastici cambi in termini di calorie.
Quando la dieta può davvero cambiare con il freddo
Il punto centrale è capire quando l’ambiente incide davvero sul fabbisogno energetico. Nella vita quotidiana, chi lavora all’interno di ambienti caldi o temperati difficilmente avrà bisogno di aumentare le porzioni. Al contrario, chi passa molte ore all’aperto, esposto alle basse temperature, consuma più energia. Il corpo deve infatti lavorare di più per mantenere i 37 gradi necessari al funzionamento interno, e questo richiede un apporto calorico maggiore.

Stabilire una cifra precisa è quasi impossibile senza considerare variabili individuali come metabolismo, età e livello di attività fisica. Tra persone con stili di vita simili, però, emerge la tendenza a sentire una fame più intensa nei mesi freddi, un segnale importantissimo che suggerisce di adeguare l’alimentazione in modo naturale. Un aspetto che sfugge a chi vive in città, dove il freddo è meno percepito grazie agli ambienti riscaldati.
In questi casi, concedersi piatti più caldi e confortevoli come zuppe o sformati è utile, ma non significa stravolgere la dieta quotidiana. L’obiettivo è mantenere un equilibrio. Una strategia adottata da molti è aumentare leggermente le porzioni o inserire uno spuntino extra, anziché ricercare alimenti troppo ricchi o pesanti, che potrebbero appesantire senza fornire benefici reali.
Come ascoltare la fame e adattare il pasto senza esagerare
Nel ciclo del freddo, la sensazione di fame può farsi più pressante, e non è raro cercare snack o pietanze molto sostanziose. Ma questa risposta istintiva non sempre corrisponde a un reale bisogno energetico. Per questo è importante calibrare gli apporti calorici, senza eccedere, cambiando magari solo le quantità rispetto al solito. Un dettaglio che molti sottovalutano, rischiando di sovraccaricare il sistema digestivo e il metabolismo.
Ad esempio, chi ama i pasti caldi potrebbe aumentare la porzione di una zuppa o un sformato, senza aggiungere cibi troppo elaborati o grassi. L’aggiunta di uno spuntino equilibrato tra un pasto e l’altro aiuta a mantenere la stabilità glicemica e a controllare la fame senza ricorrere a scelte alimentari poco sane.
Lo sforzo principale è seguire le sensazioni del proprio corpo, cercando di distinguere quella fame reale da un voler “scaldarsi” con il cibo. Nel Nord Italia e in molte zone alpine, dove il freddo è più intenso e prolungato, questa attenzione diventa indispensabile per evitare eccessi. Intanto, chi vive in città probabilmente assocerà i ristoranti e i piatti caldi non tanto a un bisogno fisiologico quanto a una scelta culturale e di comfort personale.
La cultura alimentare muta insieme al clima e al contesto, ma il consiglio più concreto resta quello di adattarsi con piccoli aggiustamenti, senza trasformare la tavola in un campo di battaglia contro il freddo. Un equilibrio che molti italiani stanno osservando nel corso della stagione, scegliendo la misura piuttosto che l’eccesso.
